Oggi al risveglio pensavo che in un giorno come quello del Natale, tutto è un pò più amplificato. Viene difficile assumere una posizione neutrale, indifferente, in una giornata così particolare.
Non sono cattolica e il giorno di Natale mi ha sempre messo un pò in crisi, come se la mia diversità, e quella della mia famiglia di origine, ebrea, laica e assolutamente allergica a qualsiasi rituale, fosse fuori posto, senza un luogo comodo dove dimorare, in mezzo alla frenesia della festa non mia.
Col tempo ho imparato a non fare resistenza al natale e a tutto il contorno che lo accompagna, cercando un significato personale al mio natale particolare e differente.
Natale è un termine che evoca, tra le tante possibilità, la nascita.
Mi e vi invito allora a raccogliere e far tesoro di questa possibilità.
In questo giorno così simbolico e denso di emozioni, che nascita potremmo dedicarci? che intenzionalità potremmo muovere?
Quali parti di noi abbiamo lasciato senza nutrimento, oppure al buio?
Quali semi potremmo gettare e coltivare?
Facciamo pausa, dedicandoci un momento di tranquillità, anche solo tre minuti, respiro dopo respiro, passando dalla modalità del fare a quella dell’essere, dell’ascolto interiore.
Ricerchiamo dentro di noi, con l’aiuto del respiro, quella sensazione di spaziosità che ci predispone a sentire, a cogliere il seme che ci chiede nutrimento perché possa dare luce al germoglio.
Ognuno troverà il suo di seme, lo troverà in quel punto di discontinuità in cui la consapevolezza può prendere dimora.
Il seme contiene una intenzionalità che orienta, una direzione. Il seme mette radici e si connette con la terra, con la nostra profonda autenticità e verità, che, libera dalla paura, è così piena di possibilità, di potenzialità.
Dove ripongo il mio seme, la mia intenzionalità? Quale direzione voglio dare al mio agire, che cosa ha valore per me in questo momento?
Può essere una parte di me che ad oggi non ha trovato modo di esprimersi, un impegno nel voler agire con maggiore consapevolezza e minor reattività.
Posso voler abbandonare un’abitudine che non mi è più utile, ed apprendere quella comprensione amorevole e gentile verso i miei limiti e le mie parti più vulnerabili.
Posso darmi tempo a che maturi quello che adesso è ancora poco definito e lasciare che emerga una novità tra i miei schemi di azione e di reazione.
Quale aspirazione si presenta e come posso onorarla?
Quale tra i problemi che mi assillano posso lasciare andare a che possano dissolversi nella spaziosità che mi circonda?
Che allineamento scopro tra i miei valori, i miei desideri e le mie azioni? Cosa nasce quando mi dedico questo tempo e spazio di riflessione?
Senza impazienza e senza forzature lasciamo che la consapevolezza accarezzi il seme. Predisponiamoci alla nascita e al fiorire.
Auguro a voi che leggete e a me che che scrivo, buon Natale particolare.